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Fascite plantare: sintomi, cura, rimedi ed esercizi

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02 Settembre 2022 Torna al blog

Fascite plantare: sintomi, cura, rimedi ed esercizi

Cos'è la fascite plantare
La fascite plantare, conosciuta anche con il nome di fasciopatia plantare, è un'infiammazione della fascia plantare, tessuto fibroso che si trova sotto la pianta del piede, al di sotto della cute, e che nasce dal calcagno e si ancora alla base della parte anteriore del piede. Essa, può andare incontro a un quadro di degenerazione e infiammazione in ciascuna delle sue componenti (mediale, centrale e laterale), ma più frequentemente si manifesta come entesopatia inserzionale a livello calcaneare. Di conseguenza è la principale causa di quel quadro algico del retropiede che comunemente e genericamente viene definito “tallonite”.

La funzione della fascia plantare, è quella di trasmettere le forza dalla parte posteriore del piede a quella anteriore e di fungere da ammortizzatore del nostro peso corporeo.

I fattori di rischio per l’insorgenza della fascite sono rappresentati dall’età avanzata, ma anche dal sovrappeso, dalla vita sedentaria che comporta una inadeguata forza muscolare degli arti inferiori, dalla limitata dorsiflessione di caviglia, da paramorfismi del piede (il piede cavo sembra più a rischio del piede piatto), da microtraumi legati ad attività sportiva eccessiva o non correttamente eseguita, e ancora da calzature inadeguate.

Fascite plantare: sintomi
I sintomi della fascite plantare sono:
dolore sotto al calcagno;
dolore sotto al calcagno che si espande fino alla base dei metatarsi, la parte iniziale delle dita sulla pianta del piede;
rigidità mattutina (dolore alla base del piede ai primi passi);
• dolore che peggiora all'inizio delle attività (primi passi la mattina, primi passi di una attività come la camminata o lo sport) e che si riduce nel corso delle attività per poi peggiorare, nuovamente, al termine delle attività stesse.

Solitamente i sintomi di fascite plantare si riducono in posizione seduta o distesa, ovvero nei momenti in cui non sollecitiamo la pianta del piede, mentre peggiorano in caso di attività come il cammino, lo sport o, in particolare, i primi passi al mattino.

Diagnosi di fascite plantare
La diagnosi di fascite plantare è solitamente clinica, ovvero ottenuta attraverso il colloquio e la visita del paziente.
In particolare, i test e le manovre specifiche per la diagnosi di fascite plantare consistono in:
palpazione di zone specifiche del calcagno che, in caso di fascite plantare, evocheranno il dolore del paziente che potrà essere localizzato nella zona di pressione o irradiato anche alla parte laterale del piede o lungo tutta la pianta fino alle dita;
windlass test: una manovra specifica per la fascite plantare che consiste in movimenti dell'alluce sia con il paziente seduto che con il paziente in piedi.

In caso di dubbi, sintomatologia persistente o sintomi riconducibili ad altre patologie, possono essere prescritte radiografie (RX), risonanza magnetica o ecografia per approfondire il quadro clinico del paziente che potrebbe non avere una fascite plantare.

È necessario considerare in diagnostica differenziale patologie quali: la sindrome del tunnel tarsale, in cui la compressione del nervo tibiale posteriore determina dolore e torpore al livello della pianta del piede; le tendinopatie dell’Achilleo e le borsiti retrocalcaneari, che tuttavia causano dolore dietro al calcagno; le fratture da stress e gli edemi ossei del calcagno, più frequenti negli atleti e solitamente responsabili di dolori più diffusi e acuti; la malattia di Sever, un’apofisite calcaneare che si sviluppa nel quadro di un’osteocondrosi, dunque tipica dei bambini.

Fascite plantare cronica

Per fascite plantare cronica si intendono tutte le fasciti plantari che durano da tempo e che tendono ad avere recidive, ovvero ricadute con aumento del dolore e della rigidità nel corso del tempo. Solitamente, le cause della fascite plantare cronica sono riconducibili ad attività quotidiane o sportive importanti che eccedono la capacità del piede, del tallone e della fascia plantare di sopportare il peso del corpo e le attività stesse. In questi casi specifici, è indispensabile rivolgersi quanto prima al proprio fisioterapista per comprendere quale possa essere il percorso di cure più appropriato per ridurre il dolore e gli altri sintomi di fascite plantare con l'obiettivo di ridurre il tasso di ricadute ed evitare che la patologia cronica si perpetui nel tempo.

Fascite plantare rimedi, cura ed esercizi
Le cure e i rimedi proposti in ambito sanitario per la fascite plantare, purtroppo, sono tanti e nella maggior parte poco efficaci.
Solitamente la cura più efficace per la fascite plantare è composta da una combinazione di esercizi specifici di rinforzo (soprattutto) e allungamento della fascia plantare in diverse posizioni (in piedi, seduto o in posizione supina - distesa) prescritti da un fisioterapista specializzato in ambito muscoloscheletrico e, nei casi più complessi, di farmaci prescritti dal medico di medicina generale o dallo specialista. Tuttavia, è bene sapere che i farmaci non sono la prima linea di intervento per questa patologia e che, invece, gli esercizi specifici per la fascia plantare sono i più efficaci per ridurre il dolore, la rigidità e per consentire al paziente di ritornare alle proprie attività lavorative, ludiche o sportive senza sintomi.

E’ inoltre assolutamente indispensabile educare il paziente ad evitare i possibili fattori favorenti l’insorgenza della patologia (eliminare calzature improprie, ridurre il peso corporeo, interrompere attività sportive quali la corsa fino alla scomparsa completa dei sintomi).
Insieme agli esercizi, fondamentali, può essere associata la terapia fisica.
Certamente l’energia fisica più descritta in letteratura per la cura della fascite è rappresentata dalle onde d’urto, in particolare da quelle focali. Non esistono protocolli univoci, abitualmente si utilizzano schemi terapeutici che prevedono da 3 a 5 sedute, con cadenza settimanale, ciascuna comprensiva di numero di colpi che va da 2.000 a 2.500.
I livelli di intensità e frequenza variano in relazione alla tipologia di apparecchio utilizzato. I risultati sono ottimi, soprattutto in termini di risoluzione del quadro di flogosi e degenerazione tissutale. Il quadro algico può talvolta richiedere alcune settimane dalla fine del ciclo per risolversi completamente.

A cura del Dottor Adriano Rabiolo
Fisioterapista
www.adrianorabiolofisioterapista.it
Cell: 338-9478155

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